Buon ultimo mese d’estate pagur* del mio cuore.
Nonostante abbia già messo in chiaro più volte che questo non sia il periodo dell’anno che prediligo, non disdegno certo il fatto di andare finalmente in vacanza.
Dopo tutti questi mesi di incessante lavoro, cambiamento, programmazione e spesso anche preoccupazione, non avevo più spazio per niente. Stavo passando le ultime giornate prima delle ferie cercando di spremere il cervello come un limone ma il risultato è stata solo qualche stanca, sfibrata gocciolina.
Perciò basta, sia per chi può viaggiare e chi no, stacchiamo tutto e “relax, take it eeeeaaasy”.
(l’hai letta cantando, lo so.)
Per queste ferie ho deciso di fare un’esperienza che sognavo da un sacco di tempo: una settimana in van! Abbiamo (io e mio marito) fatto un giro per le montagne dell’alta Savoia e della svizzera francese e per me è stato incredibile.
Non ero sicurissima di come mi sarei trovata sul van, dato che non ho un passato da grande campeggiatrice ma avevo buone vibes fin dall’inizio e infatti si è confermata una vacanza stupenda. I tempi sono lenti, scanditi da sgranate di occhi ad ogni paesaggio, ogni montagna, ogni distesa di conifere che sembrano infinite, il tutto in movimento portandoti dietro la “casa” come una lumachina!
Come ho detto anche su ig, non so cosa mi faccia la montagna, è qualcosa che mi si infila dentro l’anima, nelle vene. Mi sembra di essere uno dei suoi alberi e tutto il resto può sparire. Sono un tutt’uno con lei.
Poi, in tutto questo, non chiedetemi di fare scarpinate troppo irte e difficili, non scalo perchè ho la stessa agilità del mio gatto (scarsa, scarsissima) e soffro anche mezzo di vertigini. Però amo sciare ed è una delle poche cose nelle quali sono anche un po’ spericolata, a parte questo diciamo che mi si può definire come una pippa di montagna.
Ma adesso parliamo dell’argomento principale, il mio lavoro, in questo caso in relazione alle vacanze.
Cosa vuol dire per me vacanza? Questa è una domanda più difficile del previsto perchè in realtà chi fa un lavoro creativo, non va mai veramente in vacanza. Per dirla meglio, non abbiamo scadenze, progetti da chiudere o simili ma i nostri occhi sono sempre, anche se inconsapevolmente, alla ricerca di qualche spunto, colore, forma, dettaglio che successivamente il nostro cervello rielaborerà per ricavarne qualcosa. La cosa bella però è che tutto questo avviene nel modo più naturale possibile.
Oltre a questo aspetto per me essere in vacanza vuol dire anche non fare niente, riscoprire la noia. Questo concetto che per quest’epoca è così inconcepibile si è rivelato essere molto utile in alcuni casi. Non è certo un segreto che siamo sovraccarichi di stimoli e che spesso questo ci porta tutta una serie di problemi sia mentali che fisici e, per quanto mi riguarda, finisco per essere svuotata e inaridita. A peggiorare la situazione vengono in nostro “soccorso” i social, dove la parola d’ordine è apparire e soprattutto apparire indaffarat* e pien* di progetti ultra-mega-iper fighissimi. Beh su questo potete contare su di me, vi assicuro che non è sempre così, anzi, i progetti fighi sono pochi e hanno bisogno di un sacco di energie e a volte non ne rimangono certo per la condivisione online.
Tornando alla noia, l’ho riscoperta come una grande alleata in questi casi, dicevo perchè non saper cosa fare ci aiuta a capire cosa fare. Perdersi a guardare nel vuoto, passeggiare perchè non si riesce a stare ferm*, proprio come i/le bambin* quando si annoiano.
Di recente mi è capitato di farci caso con la mia nipotina più piccola – 5 anni – era sul divano con la classica faccetta annoiata: occhi un po’ a mezz’asta e sguardo vacuo, la bocca leggermente all’ingiù.
“Tesoro, cosa c’è?” Le chiedo io.
“Mi annoio”
“Vuoi leggere? Andare un po’ in giardino? Giocare?”
“No zia, mi voglio annoiare”
Poi saremmo noi ad insegnare ai bambini…
E con questo insegnamento della Guru 5enne vi saluto sperando che le vostre vacanze siano state, o siano se lo siete ancora, piene di relax e anche un po’ di noia! 😉
Alla prossima,
un grande bacio.
N.
Per la narrativa: Stardust di Neil Gaiman edito da Mondadori. Un viaggio di un ragazzo alla ricerca di una stella cadente da regalare alla sua amata. Creature fantastiche, mercati di magia e malvagi Signori che vogliono sottrargliela. Neil Gaiman non delude mai.
Illustrato: La voce del mare di Marlies van der Wel edito da Sassi Junior. Giona vuole vivere in fondo al mare e ne escogita una dopo l’altra per far si che questo accada. Le illustrazioni leggermente cupe ma dolci di van der Wel mi hanno catturata subito.
Ma quanto sono belle queste mensilettere? ?