Eccoci di nuovo qui, fogliette di quadrifoglio.

è la terza volta che scrivo questa mail. Third time’s a charme, dicono.

Mi godo questi ultimi giorni nel mio paradiso marino prima di ri-trasferirmi in collina. Ho già la casa invasa dagli scatoloni, ho messo troppo presto via le pentole tenendone fuori troppo poche e i miei libri mi mancano come se non li vedessi da mesi. 

In ogni caso, sono elettrizzata all’idea di andare in una casa fatta su misura per noi dove ripartire da zero a creare spazi nostri.
Dove fare spazio.

Questa frase è stata un’ascia che mi ha spaccata a metà negli ultimi giorni.
Dopo la fiera di Bologna, succede a tant*, è iniziata una crisi, una caduta dentro un buco nel quale sto ancora precipitando e come Alice nel Paese delle meraviglie, mentre cado vedo cose.

“Fare spazio” a chi? A cosa? Perché ad un certo punto ho sentito questa necessità spingere dentro di me? Perché mi sono accorta di non riconoscermi più dentro il mio lavoro, dentro quello che dovrebbe essere il MIO spazio, quello nel quale rifugiarsi quando tutto si fa troppo complicato ma anche quello attraverso il quale si può risolvere qualsiasi equazione.

Purtroppo mi sono resa conto che una buona parte di questa alienazione è avvenuta per mezzo dei social. 

Ad un certo punto ho aperto il mio feed e non ho riconosciuto niente di quello che c’era dentro, immagini esteticamente gradevoli ma completamente vuote, non tutte ma la maggior parte. I social sono stati concepiti per questo, per fagocitare e per appiattire. Probabilmente molt* di voi penseranno che io stia esagerando e che la cosa migliore sarebbe quella di usarli con moderazione, ma esiste davvero questa moderazione? Per me no. 

La verità è che me la sono raccontata fino ad ora pensando che fosse fondamentale per il mio lavoro quando in realtà stava diventando un tic, uno spasmo involontario del corpo e del cervello a cercare con il dito l’icona per aprirla e scomparire uno scroll dopo l’altro. 

L’unica cosa per la quale sono grata di averlo usato è perché ho trovato delle amiche. E dici poco, direte voi.
Quindi grazie Instagram ma per ora sono a posto così, me le tengo strette ma vorrei viverle senza di te.

Un’altra cosa che ho notato è l’estremo senso di inadeguatezza, anche inconscio, che scaturisce dal continuo paragone con gli altri. “ Lei/lui/loro hanno fatto questo, pubblicato con questo editore, partecipato a questo evento, è riuscit* a stare dietro ai trend, alle challenge.”
Le challenge… praticamente delle commissioni non pagate al solo scopo di pubblicare contenuti.

Realizzare tutto ciò, sarò sincera, mi ha fatto venire i brividi.

Naturalmente non posso fermarmi a dare la colpa solo ai social ma la verità è che attraverso questo risveglio dall’intorpidimento ho capito quanto il nascondermi dietro lo schermo fosse un volermi proteggere da quello che vorrei dare davvero, quello che vorrei esprimere.
Ma non è poi questa la funzione di creare? Esprimersi, raccontare una realtà che vediamo solo noi.

Perciò sì, questa è una mensilettera un po’ diversa dalle altre, con toni sicuramente più pesanti ma c’è anche questo, c’è sempre stato in realtà.

D’ora in poi non mi vedrete più sui social, o comunque non come prima, salvo per qualche annuncio legato al lavoro o per ricordare l’arrivo delle mensilettere, dove sicuramente riuscirò ad essere più costante e di questo sono già molto felice.

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate e come vivete voi i social, per cui se vi va fatemelo sapere qui sotto <3

Un grande bacio,
N.

Come consigli di lettura questa volta farò una cosa un po’ diversa e al posto della narrativa vi lascerò questo articolo che, fatalità, ho letto poco dopo aver avuto la mia epifania!

Illustrati: “Dolores e io” scritto e illustrato da Ester Armanino edito da Rizzoli. Grazie a questo libro e durante la sua presentazione è scattato tutto. Ester è una persona molto vicina alla mia famiglia e la sua profondità si riesce a vivere attraverso i suoi libri. 

1 commento

  1. Io entro nei social, leggo qualcosa di mio interesse, dialogo con amici che ho conosciuto proprio tramite i social stessi, condivido qualche traccia musicale o altro di bello e chiudo.

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