Le giornate si sono allungate, le allergie aumentate e il sole bruciacchia già un po’ la pelle.
Sta indiscutibilmente arrivando l’estate e io non sono pronta.
Per fortuna dalla mia stanzetta di Zurigo la situazione sembra essere ancora mite.
Cambiare città, anche solo per qualche giorno, mi ricarica i neuroni e mi permette di esplorare zone della mia creatività che a volte mi dimentico di avere. È come se mettessi il mio cervello fuori dal balcone, steso, a prendere aria: quando lo ripongo al suo posto è fresco, profumato e più pulito.
Non tutti i posti mi fanno questo effetto naturalmente, da buona illustratrice ho una dose significativa di ansia sociale, quindi questa sensazione di ricarica me la danno i posti poco affollati, tranquilli e possibilmente immersi nella natura.
Tutto questo lava e asciuga cerebrale quindi vuol dire solo una cosa per me: sperimentazione.
È la fase più bella e liberatoria di tutto il processo creativo, però bisogna essere in grado di prenderla per il verso giusto. Mi è successo spesso di sentirmi contemporaneamente vogliosa di fare e provare cose nuove ma terrorizzata all’idea di perdere tempo e di produrre robaccia inutile.
Chiaramente mi sbagliavo.
Siamo talmente assorbit* dal concetto di “produttività” che in un attimo perdiamo la gioia della sperimentazione, che è invece un gioco utile e bellissimo. Sì, è vero che forse più della metà di quello che verrà fuori non sarà vendibile o “instagrammabile” ma è proprio quello il bello.
Nessuna di queste prove ci porta del guadagno, eppure ci fa crescere come professionist*.
Non è tempo perso, è tempo impiegato, solo così potremo evolverci stilisticamente, quindi perchè non divertirci nel farlo?
Ultimamente mi sono dedicata ad un’attività che apparentemente non ha nulla a che vedere con l’illustrazione: cucire a macchina. Sono una principiante (per non dire una pippa) ma mi sta dando la carica tipica di quando si inizia qualcosa di nuovo. Non so se mi porterà da qualche parte, se la utilizzerò per produrre davvero qualcosa ma in ogni caso ho già scoperto alcuni dettagli che mi stanno aiutando.
Innanzitutto è fondamentale la progettualità, che diciamo non è proprio il mio “strong suite”. Inoltre serve una concentrazione assoluta, almeno per me che appunto sono all’inizio, altrimenti ci si può anche fare parecchio male, (e come abbiamo visto il mese scorso, ho una certa inclinazione per questo genere di incidenti).
Non puoi iniziare una cosa e lasciarla a metà insomma, devi andare dall’inizio alla fine.
Un’altra cosa che mi sono ripromessa di fare è quella di riprendere a fare delle illustrazioni in tecnica tradizionale: carta, matite, pennelli, quella roba lì. La libertà che mi da quel genere di lavori è difficile da riprodurre con gli strumenti per il disegno digitale. Difficile eh, non impossibile.
Infatti a tal proposito vorrei chiarire la mia posizione in merito: mi dispiace sempre molto quando assisto a discorsi del tipo “eh ma il disegno digitale è diverso (tono dispregiativo con occhi rivolti verso il cielo e manina che sventola saccenza) da quello tradizionale”. E graziearcà, mi verrebbe da commentare, è come dire “eh ma la pizza non è come la pasta!”
Non sono una meglio dell’altra, sono diverse.
Se le persone sapessero davvero il mazzo, la ricerca e le notti insonni che ci sono anche dietro al lavoro in digitale, altro che AI… ma cambiamo discorso altrimenti mi viene il reflusso.
Dicevamo, per quanto difficile possa essere, ho deciso che voglio dare più spazio al gioco, all’istinto, alla sperimentazione, appunto.
Chissà mai che nella prossima newsletter non vi faccia vedere qualcosa 😉
E voi? State sperimentando qualcosa di nuovo in questo periodo?
Fatemelo sapere qui sotto!
Grazie amic*, al prossimo mese!
Un grande bacio,
N.
Per la narrativa: Romanzo rosa di Sofia Bertola edito da Einaudi.
Un corso per diventare scrittor* di romanzi romantici e passionali. Un mix esilarante di personaggi. Spoiler, non è un romanzo rosa.
Illustrato: Virginia Woolf: La bambina con il lupo dentro di Kyo Maclear e con le incantevoli illustrazioni di Isabelle Arsenault, edito da Rizzoli.
Virginia e Vanessa. Due sorelle, un giorno che comincia un po’ nero e un giardino immaginario per tornare a vedere la vita a colori.
(Uno dei miei libri preferiti!)
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